Le conseguenze ambientali degli allevamenti

Notizia inserita il 14/07/2008

Un articolo della rivista ambientalista E-Magazine ribadisce ancora una volta gli effetti nefasti sull'ambiente del consumo di carne.

Chiedete alla gente qual è la causa del riscaldamento globale, e molti indicheranno una ciminiera di una centrale elettrica a carbone, o la marmitta di un'auto. Ma sono altre due le immagini che dovrebbero essere usate come simbolo di questo problema, afferma l'articolo di apertura del numero di luglio/agosto 2008 di "E - The Environmental Magazine" (www.emagazine.com): il davanti e il di dietro di una mucca.

Secondo il poco conosciuto rapporto delle Nazioni Unite del 2006, "Livestock's Long Shadow" (La lunga ombra del bestiame), il bestiame è uno dei fattori principali dei cambiamenti climatici, che causa il 18% di tutte le emissioni di gas serra.

Più dell'intero sistema dei trasporti.

Il Dipartimento dell'Agricoltura degli USA (USDA) riporta che l'industria della carne americana produce più di 1,3 miliardi di tonnellate di deiezioni ogni anno - cinque tonnellate per ogni cittadino statunitense e 130 volte le deiezioni umane. Michael Jacobson, del Centro per La Scienza nell'Interesse Pubblico (CSPI) aggiunge che un solo allevamento di dimensioni medie produce 230 tonnellate di escrementi ogni giorno. E le deiezioni sono solo uno degli effetti collaterali della carne dannosi per l'ambiente.

L'allevamento di bestiame da solo è quello che più impatta sull'utilizzo del terreno da parte degli esseri umani. I pascoli occupano un'incredibile 26% di tutta la superficie del pianeta Terra libera da acque e da ghiaccio. L'area dedicata alla coltivazione di vegetali per nutrire gli animali ammonta al 33% della terra arabile. Anche nella deforestazione la produzione di carne gioca un ruolo primario, e i pascoli ora occupano il 70% di foresta disboscata nella regione amazzonica. In Brasile, dal 60 al 70 per cento della distruzione della foresta pluviale è causata dalla creazione di pascoli. Altre fonti di CO2 includono il consumo di carburante diesel per far funzionare i macchinari degli allevamenti, e di combustibili fossili usati per riscaldare i capannoni durante l'inverno.

E il cibo coltivato per gli animali potrebbe nutrire le persone. L'allevamento di bestiame utilizza il 90% del raccolto di soia negli USA, l'80% di quello di mais e il 70% del grano. Oltretutto, l'attività di pascolo sta avendo un forte impatto: le Nazioni Unite riportano che il 20% dei pascoli sono stati almeno degradati a causa dell'iper-utilizzo (overgrazing), del compattamento del suolo e dell'erosione. E il metano (un gas a effetto serra 23 volte più potente del CO2) proviene da molte attività umane, ma il bestiame ne è responsabile per l'incredibile ammontare del 38% del totale.

Le conseguenze ambientali di una dieta a base di carne si estendono ben al di là dell'impatto sul cambiamento climatico. La produzione di bestiame consuma l'8% dell'acqua nel mondo (per la maggior parte per irrigare le coltivazioni di mangimi per animali); causa il il 55% dell'erosione e dei sedimenti; usa il 37% dei pesticidi; direttamente o indirettamente usa il 50% degli antibiotici usati in totale nel mondo; e produce come scorie un terzo di tutto il nitrogeno e fosforo che va a finire nelle fonti di acqua potabile.

E gli animali dall'allevamento stanno prendendo il posto di quelli selvatici. Con l'estinzione delle specie ora in fase di accelerazione, risultante in una sorta di "sesta estinzione", il bestiame attualmente rappresenta il 20% di tutta la biomassa animale del pianeta.

In media il consumo pro capite di carne è stato di 41 kg nel 2003, il doppio di 50 anni fa. La Cina da sola consuma oggi la metà della carne di maiale prodotta nel mondo, un aumento di 5 volte tanto rispetto al 1978.

Ma l'alimentazione vegetariana raramente viene proposta come soluzione dalle associazioni ambientaliste. Il messaggio "la carne fa bene ed è necessaria" è ripetuto continuamente dalla pubblicità e dalla cultura che ci viene imposta a scuola, sul luogo di lavoro, in chiesa. La scelta vegetariana è dipinta come la scelta di una frangia estremista di "maniaci della salute".

Anche una fonte illuminata come il rapporto di Worldwatch del 2005 "Pasti più felici: ripensiamo all'industria globale della carne" è ben attento a non sostenere una dieta vegetariana, ma propone una serie di opzioni che comprendono mangiare meno carne, passare alla carne di allevamento estensivo "più umano", e aggiungere un po' di pasti senza carne ogni settimana. Il vegetarismo è "l'elefante nel negozio di cristalleria" della situazione, ma anche in un'era preoccupata per il cibo non è facile renderlo la questione centrale nei programmi delle organizzazioni ambientaliste.

Jacobson, del sopra citato CSPI, afferma che far diminuire il consumo di carne dovrebbe essere una priorità nel campo della salute pubblica. "Da un punto di vista ambientalista, meno manzo la gente mangia, meglio è", dichiara, citando non solo la produzione di metano del bestiame, ma anche l'aumentato rischio di cancro al colon e malattie cardiache.

Date queste informazioni a molti carnivori, e risponderanno che non possono stare bene senza carne. "Dove prendo le proteine?" è la reazione comune. Ma le più recenti ricerche mediche dimostrano che il corpo umano non ha bisogno della carne per essere sano. Infatti, la carne contiene molto colesterolo e grassi saturi e una dieta vegetariana bilanciata fornisce tutte le proteine necessarie per essere in piena salute. Gli umani sono "costruiti" per mangiare carne, solo perché i nostri antenati lo facevano? Assurdo, afferma il dott. Milton Mills, una preminente voce vegetariana. "Il tratto gastrointestinale umano mostra le modifche anatomiche associate a una dieta erbivora", dichiara.

Con l'attuale consapevolezza dell'impatto della carne sul pianeta (e del fatto che non ne abbiamo bisogno per stare in salute), è possibile che l'alimentazione umana subisca un cambiamento fondamentale? Il fatto che la base dell'alimentazione americana peggiori i cambiamenti climatici è una "verità scomoda" che molti di noi non vogliono affrontare, dice Joseph Connelly, editore del VegNews Magazine di San Francisco. Connelly rimprovera ad Al Gore di non aver menzionato il problema del consumo di carne nel suo film "An Inconvenient Truth" (Una verità scomoda), ed averlo citato solo di striscio nel suo libro.

Da un sondaggio del 2003 è risultato che tra il 4 e il 10 per cento degli americani si definisce "vegetariano". Connelly dice che finora questa percentuale sembra essere costante. "Dal punto di vista della sostenibilità, quello di cui abbiamo davvero bisogno è che le persone capiscano le connessioni tra l'allevamento intensivo, il consumo di carne e l'impatto ambientale" dice. "Questo è il primo passo".

Fonte:
EVLiving, Environmental Consequences of Livestock, 8 luglio 2008

Articolo originale: Le conseguenze ambientali degli allevamenti
Fonte: AgireOra - informazioni e progetti animalisti

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