Notizia inserita il 20/03/2019
Con un'immagine che colpisce e fa riflettere, la campagna informativa di AgireOra Network, attiva in tutta Italia, vuole dare un messaggio ben chiaro: "I pesci provano dolore, proprio come noi" e invitare a cambiare abitudini: "Togliamo il pesce dal menù. Scegliamo i cibi vegetali, sani, sostenibili e senza crudeltà".
A Trieste sono affissi, fino al 28 marzo, 280 manifesti, in parte piccoli e in parte grandi.
Alla domanda "Una campagna per invitare a non consumare pesce proprio in una città di mare: è una provocazione?", Marina Berati, coordinatrice dell'organizzazione animalista AgireOra Network risponde: "No, tutt'altro. A maggior ragione in una città di mare si dovrebbero rispettare gli animali che vivono in questo ambiente e non ucciderli, né per divertimento né per consumare le loro carni. I pesci sono troppo spesso considerati animali di serie B, ma provano dolore e sensazioni esattamente come gli altri animali, anche se non sentiamo le loro urla di agonia".
È arduo toccare il cuore delle persone quando si parla di pesci: sono animali molto distanti da noi, per i quali è molto più difficile provare empatia, rispetto a quanto si riesce a fare con animali come i mammiferi. Eppure la sofferenza degli animali marini non è inferiore a quella degli animali terrestri, anzi, è superiore, perché vengono uccisi in modo ancora più cruento e la loro agonia è lenta.
E ne vengono uccisi moltissimi: il numero di pesci uccisi per l'alimentazione umana supera quello di tutte le altre specie messe assieme, contando sia quelli pescati in mare sia quelli allevati dall'industria dell'acquacoltura. In più, la pesca uccide "per sbaglio" anche moltissimi altri animali marini: altri pesci che non interessano il mercato, tartarughe, delfini. Anche uccelli marini. Alcuni vengono pescati per sbaglio, altri rimangono intrappolati in reti e lenze, anche in quelle abbandonate nei mari e non più usate.
L'industria della pesca e l'acquacoltura, inoltre, sono estremamente dannose per l'ambiente: la pesca industriale devasta gli oceani, inquina con la plastica delle reti abbandonate, uccide un numero enorme di animali; gli allevamenti sono ancora più dannosi, sia per i pesci stessi che per l'ecosistema: fanno soffrire per tutta la vita gli animali allevati, tenendoli in condizioni pietose, inquinano le acque causando la morte degli animali selvatici, diffondono malattie tra gli altri pesci.
"Questa campagna intende sensibilizzare sull'aspetto etico, invitare alla riflessione e far capire che i pesci sono animali come gli altri, e vanno rispettati e non uccisi", spiega Marina Berati. "Dal 9 aprile sarà attiva una seconda campagna, sempre sul tema 'pesci', che affronta l'aspetto della salute, per sfatare il mito secondo cui 'il pesce fa bene'. Si intitolerà: 'Sano come un pesce? Proprio no'".
Anche chi inizia a consumare meno carne, o smette di consumarla, informato della sua nocività per la salute, continua a mangiare pesce o ne aumenta i consumi. Ma la carne dei pesci è dannosa tanto quanto la carne di qualsiasi altro animale.
Conclude Marina Berati: "Con questa campagna vogliamo arrivare alle persone che hanno deciso di evitare la carne - per motivi etici, ecologisti o salutisti - ma continuano a consumare pesce (ma anche a chi diminuisce i consumi di carne per aumentare quelli di pesce), per far nascere in loro una riflessione su tutti questi aspetti: i pesci soffrono come gli altri animali; la pesca ha un impatto ambientale molto alto, pari o superiore a quello degli allevamenti intensivi; la carne degli animali marini è dannosa quanto quella degli altri animali".
Note:
La campagna si può scaricare in pdf al link:
https://www.agireoraedizioni.org/materiali/manifesto_i_pesci_provano_dolore_70x100_low.pdf
Comunicato di:
AgireOra Network
http://www.agireora.org -
info@agireora.org
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