Pratiche non cruente per il controllo dei topi in città

Notizia inserita il 03/03/2016

Sono giunte nella mailbox di Trieste.com in questi ultimi giorni numerose lettere di persone che sollevano il problema della maxi-derattizzazione svolta in alcune zone della città. Ne abbiamo selezionate alcune che spiegano il problema ed esortano a una soluzione non cruenta e al contempo più efficace.
Le problematiche che la maggior parte delle lettere mettono in evidenza sono:

  • la violenza su questi animali, che sono esseri senzienti, capaci di provare sofferenza, come ogni altro animale;
  • il fatto che questi stermini non servono a risolvere il problema della sovrapopolazione, dato che poi semplicemente gli animali si riproducono di più e ne è la prova il fatto che nonostante centinaia e centinaia di trappole avvelenate disseminate in giro, nulla è stato risolto;
  • la pericolosità dei veleni, per i bambini e gli animali domestici;
  • la pericolosità di avere numerosi ratti morti in giro.

Tutte le lettere esortano all'utilizzo di un metodo al contempo non cruento ed efficace e a una maggior pulizia in modo da non attirare questi animali.

Ecco alcune lettere tra quelle giunte al nostro sito.

Spettabili redazioni,
scrivo in merito alla problematica dei ratti a Borgo San Sergio.
Si pensa di risolvere "l'invasione di topi" a cui sarebbe soggetta la città, con dei metodi barbari, che sterminano animali in modo atroce. Il veleno usato è un anticoagulante che uccide i malcapitati roditori per dissanguamento interno. L'esperienza ha già dimostrato che la maxiderattizzazione operata in passato ha fallito. È chiaro che questi sistemi non funzionano. Continuare su questa strada significherà probabilmente quella di aumentare la sofferenza e la morte di alcuni di questi ratti, e non si risolverà alcun problema. Il problema è la pulizia. Meglio indirizzare le risorse economiche e di energie alla pulizia della città. I topi/ratti vanno dove c'è da mangiare e se non si vogliono averli tra i piedi basta tenere pulito. Togliere l'immondizia. Invece con le esche velenose si sperperano inutilmente soldi, non si risolve il problema, si avvelenano animali e non ultimo si distribuisce veleno in tutta la città. Chiedo alla Amministrazione pubblica di smettere gli avvelenamenti e provvedere semmai a incentivare le operazioni di pulizia profonda e continua della città. Questo costerebbe senz'altro meno, darebbe risultati duraturi, non si farebbe del male a nessuno e ne trarrebbero un beneficio tutti gli abitanti.
Distinti saluti.
Massimo S.

Egregi Signori,
ennesima decisione di sterminio di topi, ennesimo fallimento.
Le istituzioni di Trieste devono finalmente rinunciare alle derattizzazioni crudeli e inaccettabili eticamente, poiché gli animali continuano a riprodursi per arrivare allo stesso numero di prima delle uccisioni...
Che pensino a metodi non cruenti, che tengano in seria considerazione una pulizia più scrupolosa, che evitino esche avvelenate pericolose per bimbi e animali domestici!
Distinti saluti,
Silvana B.

In riferimento alle varie richieste di sterminio di roditori a cui, in questo periodo, molti giornali danno voce, vorrei sottolineare che, come per altro si evince negli stessi articoli pubblicati al riguardo, le uccisioni non servono a nulla, visto che tali pratiche hanno il solo effetto di aumentare le riproduzioni per tornare al numero precedente di esemplari!
In più le esche sono pericolose soprattutto per i bambini che possono venirne a contatto semplicemente giocando e per altri animali, e altamente inquinanti dei terreni e delle falde acquifere in cui possono diffondersi con estrema facilità creando problemi sanitari estremamente più gravi di quelli, solo paventati, che si vorrebbero risolvere!
Oltretutto le esche rappresentano un'attrazione per gli animali che invece vorremmo allontanare e dal punto di vista igienico, non è certo auspicabile riempirsi di masse nascoste di cadaveri di animali che ovviamente tendono alla putrefazione! Per quanto indebolito o ammalato un corpo vivo rappresenta comunque un ostacolo alla proliferazione di virus e/o batteri, mentre un cadavere ne diventa terreno fertile!!!
Esitono alternative valide e meno costose (con risparmioper la collettività) per allontanare i roditori in maniera meno incivile e meno violenta (deterrenti olfattivi e mangimi sterilizzanti sono solo due esempi), ma soprattutto basterebbe impegnarsi a lasciare puliti strade, parchi e spazi comuni in genere, inserendo i rifiuti organici negli appositi contenitori da tenere ben chiusi per ottenere che il numero di esemplari diminuisca spontanemente!
Cordialmente,
Chiara L.

Buonasera,
ho appreso dai giornali delle difficoltà che i ratti stanno creando e degli interventi programmati.

Le consuete cruente pratiche di contenimento di animali, topi compresi, sono fallimentari sotto tutti i punti di vista, dispendiose e pericolose anche per l'uomo.
Meglio prendere in considerazione soluzioni alternative, dato che ce ne sono, piuttosto che uccidere.
Grazie dell'attenzione.
Distinti saluti.
Sara R.

Buongiorno,
ho letto alcuni articoli sull'"invasione" dei ratti
in alcune zone di Trieste e sul fallimento delle derattizzazioni sfrenate. Ma proprio tale fallimento dovrebbe far capire che non sono certo questi i metodi da usare!
Lo sterminio di animali non è mai servito, non serve e mai servirà a controllarne la popolazione, non è così che funziona. Questi metodi causano solo sofferenza e morte, che non sono mai accettabili: se anche i ratti stanno antipatici, sono esseri senzienti esattamente come i cani e i gatti e non è giusto ucciderli, oltretutto in modo così cruento come accade col veleno.
E sono anche metodi inutili, perché gli animali semplicemente si riproducono di più e uccidendoli non si risolve nulla.
Bisogna invece tenere pulite le strade, gettare l'immondizia dentro ai cassonetti appositi e applicare ogni altro metodo non cruento: chi di dovere dovrebbe informarsi sul tema, anziché acquistare ciecamente centinaia di trappole avvelenate.
Oltretutto, disseminare la città di scatole piene di veleno, incluse le zone delle scuole, non è proprio la cosa più salubre che si possa fare.
L'invito è dunque ad affrontare il problema in modo etico, razionale ed efficiente.
Saluti,
Marina B.

Buongiorno,
perché non fate un reportage sul metodo adottato a Genova per controllare e contenere le popolazioni di ratti in centro storico?

Si tratta di un'iniziativa dell'Assessorato all'Ambiente del Comune di Genova, denominata "Progetto di controllo delle colonie di roditori nel centro storico di Genova", e ha dato ottimi risultati. Una copia di una pubblicazione in merito è anche presente nella biblioteca dei Civici Musei Scientifici di Trieste:
Progetto di controllo delle colonie di roditori nel centro storico di Genova / Albonetti, P. [et al.]
Cordiali saluti,
Francesca B.

Buongiorno,
scrivo per unirmi alle proteste nei confronti della derattizzazione in atto a Borgo San Sergio.

Come constatato dagli stessi promotori dell'iniziativa il numero di ratti non accenna a diminuire, il che se ci pensiamo per un attimo è scontato: come tutti gli animali anche i ratti compensano il numero di individui uccisi aumentando le nascite.
L'unico modo per risolvere il problema è tenere pulita la zona e chiusi i bottini dell'immondizia. Le esche avvelenate sono una crudeltà del tutto inutile e non dimentichiamo che riempire quartieri di scatole di plastica piene di veleno non è il massimo neppure per i cittadini, in particolare per bambini e animali domestici. Cordiali saluti,
Andrea S.

Buongiorno,
con la presente mi riferisco all'invasione di ratti nella città di Trieste e alla decisione di sterminarli.

Vorrei precisare che non scrivo la presente in quanto animalista, come qualcuno ama definire in maniera semplicistica chi ha a cuore la vita di altri esseri viventi e del pianeta.
Scrivo la presente in quanto cittadina che crede che il mondo possa e debba andare avanti grazie ad una convivenza il più possibile pacifica dell'essere umano con tutto ciò che lo circonda. Invece abbattiamo alberi, prosciughiamo risorse, inquiniamo indiscriminatamente e se un animale ci da fastidio, lo uccidiamo. Lo trovo aberrante. E soprattutto come dimostrano le esperienze passate si tratta di pratiche inutili. Ne parlano gli stessi articolo di giornale uscite in questi giorni in merito alla questione, alcune delle quali riportano testualmente "la maxi derattizzazione fallisce" oppure "dopo la maxi derattizzazione del Comune l'invasione continua".
E' scientificamente provato che l'uccisione indiscriminata di animali non agisce sul controllo del loro numero.
Perché, mi domando, le amministrazioni comunali scelgono quasi sempre la via più facile e comoda, senza chiedersi se è anche efficace? Vengono impiegati soldi e risorse, cosparse le scuole di esche e veleni per poi non arrivare alla soluzione del problema. Alcuni accorgimenti interessanti potrebbero essere ad esempio quelli di tenere pulite le strade, tenere nei bidoni l'organico e tenerli ben chiusi. Qui un approfondimento in merito all'uso di metodi non cruenti:
Derattizzazione non cruenta ed ecologica.
Ringrazio per l'attenzione dedicatami ed invio cordiali saluti.
Lucia C.

Salve, la presente per comunicare che uccidere i topi non serve a niente, la natura li porterà sempre a riprodursi per tornare al numero attuale. Bisogna trovare soluzioni meno cruente e pericolose, perché mettere esche, veleni ecc. è pericoloso sia per i bimbi che per gli animali domestici. Si possono trovare soluzioni di gran lunga più efficaci per ovviare al problema e insieme possiamo farlo!
Vi ringrazio,
Elisa D.

Gentilissimi, sono contraria alla derattizzazione programmata nel comune di Trieste per i seguenti motivi:
- la sofferenza inflitta ai ratti
- la pericolosità per la salute pubblica e per gli animali domestici delle numerose trappole presenti in città.
E' scientificamente noto come tale controllo di specie invasive sia controproducente essendo specie ad alto tasso riproduttivo. Si deve invece intervenire sulla riduzione della disponibilità di cibo e siti di rifugio. Si invita il comune a provvedere in questo senso e tutta la cittadinanza a collaborare.
Saluti.
Paola C.

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