Personaggio dai molteplici interessi, schivo e riservato, è nato a Trieste, dove vive e lavora. Espressione tipica dell'eclettismo culturale di questa città che fu il più importante emporio commerciale dell'Impero Austro - Ungarico e crogiuolo di lingue e culture tra Mitteleuropa, Balcani, penisola italiana, Francia ed isole britanniche, è stato Presidente del Consiglio di Istituto del Liceo Scientifico Statale Oberdan, dirigente sindacale, Presidente di un'associazione Culturale, Presidente del Festival Internazionale della Musica in Uniforme.
Ricercatore curioso, meticoloso sino alla pignoleria, si è occupato di storia dell'uniformologia militare, storia degli strumenti musicali bandistici, storia e strumentazioni delle formazioni musicali militari. I suoi campi di interesse hanno spaziato dalle recensioni letterarie e cinematografiche, alla storia dei monumenti, palazzi, comunità etniche di Trieste; dai personaggi noti a livello internazionale che vissero o soggiornarono a Trieste alle curiosità che riguardano la città giuliana.
Ha tenuto conferenze su argomenti i più diversi, come la veramente ed insospettabilmente curiosa storia di "Trieste, la musica e le isole Hawaii", e "le mille voci della cornamusa" dove si scopre che fu Cesare a portare le cornamuse in Britannia e Scozia. Ha sempre seguito con suoi testi, recensioni, commenti, Maremetraggio, il più importante festival internazionale del cortometraggio che si svolge in Italia, proprio a Trieste. È autore di libri di uniformologia ormai fuori edizione, ha scritto ed illustrato il volume "La Musica in Uniforme", l'unico libro italiano dedicato alle formazioni musicali militari (dalle bande ai corpi di cornamuse e tamburi, dalle fanfare alle Bande de guerra ed al Bagad bretone).
Recentemente si è dedicato con successo alla narrativa. Nell'arco di pochi mesi sono usciti due volumi di cui è autore. "Vita Piccola" edito dalla Italo Svevo e "Le tre vite di Egon Lehnart" per i tipi della Casa editrice Ibiskos. È stato finalista al premio letterario nazionale "Minimalizzo" con un commovente e sorprendente racconto breve intitolato "Il Rivoluzionario". Ogni sua espressione scritta ed orale rivela una delle sue caratteristiche più rilevanti, cioè l'originalità dei punti di vista con cui è solito inquadrare le sue narrazioni.
Si dice che fra i suoi progetti per il futuro abbia in cantiere una trilogia decisamente inconsueta e che cerchi spazi che possano ospitare le sue nuove originali ricerche nel campo di quelle che definisce "Curiosità e leggerezze".
È un libro di atmosfere, un libro di sensazioni ed emozioni. Un libro apparentemente semplice, di lettura veloce, ma che lascia qualcosa dentro.
Non presenta un avvenimento, un'avventura, ma si dipana attraverso tre vicende diverse, in tre momenti diversi del tempo che chiamiamo storia e, contemporaneamente, di quel tempo individuale che amiamo definire "vita".
Si articola su tre racconti dai titoli che possono sembrare enigmatici: "La manizza", "Il calendario di Van Gogh" e "Tramonti". Vicende che, tuttavia, si aprono e dipanano come fiori sorpresi dalla luce dell'alba.
La manizza è quella con cui il manovratore conduce il tram di Opicina. Non quella di adesso, quella di una volta. Ed è la storia di come l'attaccarsi alle cose più strane possa salvare la vita. Così il pensiero di Mario, alpino della Julia nell'inferno di Russia durante la seconda guerra mondiale, grazie alla manizza riesce a far resistere l'uomo e la sua mente ed a riportarli a casa, all'amore di una ragazza, dopo l'orrore. L'atmosfera è caratterizzata da un andirivieni tra realtà e sogno indotto dalla stanchezza, dai dolori, dalle privazioni, in cui rimangono saldi la solidarietà, la pietà, e vacilla tutto il resto. Un atto di rispetto per gli uomini che quella tragedia hanno patito e di condanna senza appello per la guerra e la sua "stupidità", che brucia le forze migliori dei popoli.
"Il calendario di Van Gogh" è un racconto breve. Sulla fine della vita di un uomo semplice, grigio, ma animato da un amore smisurato per la sua famiglia e tuttavia poco evidente, quasi nascosto con pudore agli occhi del mondo. Lo stile è intenso e contemporaneamente pacato, dal ritmo lento che si insinua nell'anima.
"Tramonti", come "La manizza" traccia un affresco. Meno epico del primo per l'ambientazione, ma non per questo meno intenso. Un uomo giunge al tramonto della sua vita lavorativa. Una vita che non comprende più, una vita che lo emargina e lo lascia solo a guardare il passato, a struggersi per ciò che non è stato e per ciò che non potrà più essere. Ed in questo guardare confusamente l'esistenza, non si accorge di ciò che accade alla sua epoca. Non capisce che anch'essa sta tramontando, dolorosamente come la sua. Anche in questo racconto c'è una condanna. Quella per la progressiva spersonalizzazione. Non esistono più le persone, non esistono più i rapporti fra di esse. Esiste solo un'entità astratta, spersonalizzata a cui i nuovi esseri umani si ispirano, cinicamente, freddamente. Senza nemmeno conoscerla, in realtà. Ma di cui conoscono le regole dell'insensibilità e del distacco. Ed il protagonista osservando giorno dopo giorno, dalla finestra del suo ufficio, il susseguirsi dei tramonti sul mare di Trieste, guarda smarrito il suo passato ed il suo domani.
I protagonisti di Sinigoi, sono gente comune, gente normale, gente che si può incontrare ogni giorno per la strada, gente che ci sfiora, e che non sappiamo vedere, perché chiusi ormai in noi stessi, non sappiamo guardare gli altri. Sono come ha detto la Dottoressa Malafronte "Vite (...) piccole ma importanti, come le gocce che formano il mare, le foglie le chiome degli alberi, i soldati gli eserciti e i giorni la vita."
VITA PICCOLA
Andrej Sinigoi
Editrice Italo Svevo Trieste - 2009
€ 12,00