Nato a Trieste, il 13/02/56, Emmanuele Bonnes, in passato giornalista e telecronista sportivo di un'emittente privata cittadina, poi attore radiofonico in alcune commedie con il Laboratorio 103, autore di un disco 45 gg negli anni '80, "Mille volte", da anni è in forza al Teatro Stabile del F.V.G. "il Rossetti".
Autore di due libri e una commedia, ancora inediti, dopo aver scritto numerose poesie in italiano, una delle quali è pubblicata nell'antologia de "i poeti del terzo millennio" 2006, edita dalla Golden Press, ora ha trovato un nuovo percorso passando al dialetto triestino e pubblicando: Trieste: zità de veci? ...No! de zente vissuda!
Nel novembre 2006 ha vinto il Primo Premio all'XI Edizione nazionale del Premio Editoriale "L'Incontro" sezione narrativa inedita, bandito dalla Golden Press di Genova, con il romanzo inedito "Io e... ancora io...".
Queste le motivazioni che hanno portato la giuria, presieduta dal prof. Alessandro Mancuso ad assegnare il premio:
La solidità del romanzo consiste nell'incisiva e geniale idea di fondo che ne sorregge la trama dalla prima all'ultima pagina e offre spunto per riflessioni di vario genere e di carattere elevato. Gli eventi drammatici della vita costantemente capovolti fino a raggiungere la caleidoscopica e vertiginosa sensazione di un continuo rovesciamento di ruoli, rappresentano la vera ossatura dell'opera, la quale si avvale non di una vicenda principale attorniata da altre confluenti, ma di molteplici vicende che convergono verso la medesima direzione e situazione, allo scopo di consentire all'autore la conquista di un messaggio che non è la banale contrapposizione tra egoismo e altruismo, bensì la consapevolezza della presenza della nostra storia e della nostra vita nelle storie e nelle vite di tutti gli altri. La lettura del romanzo di Emmanuele Bonnes avvince ed incuriosisce; inoltre, grazie al riuscito esperimento di dar corpo e realismo ad un assurdo psicologico (o a teorie affascinanti ma discutibili come quella della metempsicosi), ci chiama in causa e ci costringe ad un' osservazione che rischia di farci apparire plausibile ciò che è solo un eccellente espediente narrativo, per quanto foriero di dinamiche speculative.