Risiera di San Sabba

Il Civico Museo della Risiera di San Sabba prende il nome dal complesso di edifici costruito all'inizio del secolo scorso allo scopo di costituire un centro per la pilatura del riso.

Durante l'occupazione nazista la Risiera triestina fu l'unico campo di sterminio presente sul territorio italiano. All'interno del complesso venivano imprigionati i prigionieri destinati alla morte o alla deportazione.

Tra i prigionieri vi furono non soltanto detenuti per motivi politici e razziali ma anche civili arrestati durante rastrellamenti oppure destinati al lavoro coatto.

Subito dopo l'ingresso, sulla sinistra, si trova la cosiddetta "cella della morte", un'ampia stanza di forma quadrata che fungeva da sala d'attesa per i condannati. La Risiera non dispose mai di una camera a gas e si ritiene che l'esecuzione avvenisse per lo più tramite fucilazione, tramite un colpo di mazza assestato alla base della nuca oppure tramite la gassazione con i gas di scarico di alcuni furgoni (che fungevano quindi anche da camere della morte). I cadaveri venivano poi cremati nel forno, interrato, che si trovava alla base dell'edificio destinato a caserma e di cui sono ancora oggi evidenti i segni. Il forno fu distrutto dai nazisti prima di evacuare il luogo, così come avvenne anche in altri campi di sterminio. Tra le ceneri del forno furono rinvenuti vari resti umani e la mazza ferrata, la cui copia (l'originale è stata fatto trafugare, verosimilmente da un collezionista, nel 1981) è esposta nella sede museale allestita all'interno della Risiera.

Inizialmente veniva utilizzato come forno l'essicatoio preesistente ma poi, non rispondendo questo alle esigenze dei nazisti, venne chiamato un "esperto" a progettarne uno, per quanto semplice, appositamente per il campo di sterminio triestino.

Proseguendo, dopo la "cella della morte" si trovano le "micro-celle", ambienti di ridottissime dimensioni nelle quali potevano venir rinchiuse fino a 6 persone. Le prime due celle erano riservate alle torture e al deposito di materiale (i partigiani di Tito, i primi ad entrare in Risiera, hanno accuratamente salvato il materiale ivi raccolto e oggi i documenti sono conservati presso l'Archivio di Lubiana).

Sulle pareti delle celle si trovavano numerosi scritti ed incisioni, oggi scomparse, vuoi per l'incuria, vuoi per il successivo utilizzo della Risiera in qualità di campo profughi, vuoi anche per il desiderio di far sparire tracce di un così infamante passato. I testi sono però stati fedelmente trascritti da Henriquez, uno dei primi ad entrare nelle celle, e oggi i suoi diari sono esposti nel Museo della pace che da lui prende il nome.

Gli studiosi calcolano che le vittime della risiera siano comprese tra le tre e le cinquemila anime, ma molti di più sono stati coloro per i quali la Risiera ha rappresentato solo un luogo di transito verso i campi di sterminio europei.

Nell'area museale allestita al piano terra dell'ex-caserma delle SS vi è una collezione di opere grafiche, molte delle quali dono del pittore isontino A. Z. Music,e di fotografie; sono inoltre in esposizione la copia della mazza ferrata, due divise di prigionieri triestini nei campi di Buchenwald ed Auschwitz e ceneri provenienti dai forni crematori di Auschwitz.

Nell'aprile 1976 si è concluso a Trieste il processo per i crimini di guerra perpetrati alla Risiera. Il banco degli imputati è purtroppo rimasto desolatamente vuoto: i maggiori imputati infatti o erano già deceduti o erano semplicemente scomparsi. Caso eclatante fu quello di Joseph Oberhauser, ultimo comandante della Risiera che, pur essendo stato riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo, rimase a fare il birraio a Monaco di Baviera perché l'estradizione tra l'Italia e la Germania è legalmente possibile solo per crimini commessi dopo il 1948.

La Risiera di San Sabba, visitata da più di 100.000 persone ogni anno, è stata dichiarata, con decreto presidenziale, Monumento Nazionale il 15 aprile 1965.

Informazioni utili:

Il Civico Museo della Risiera di San Sabba (tel. 040 826202 - www.risierasansabba.it) si trova a Trieste in via Palatucci 5, alle spalle dello stadio comunale "Nereo Rocco" ed è agevolmente raggiungibile sia in automobile che con i mezzi pubblici (linee 8, 19, 20, 21 e 23).

Su prenotazione è disponibile un servizio didattico per gruppi e scolaresche.

È aperto al pubblico tutti i giorni ad esclusione del 1 gennaio e del 25 dicembre, dalle ore 9:00 alle ore 19:00.

L'ingresso è libero.

Elenco dei musei.

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