Atmosfere Veneziane, Mostra Fotografica di Olga Micol

Notizia inserita il 1/02/2008

"Atmosfere Veneziane"
Mostra Fotografica di Olga Micol

4 - 17 febbraio 2008

Caffé Storico "N. Tommaseo"
P.zza Tommaseo, 4
Trieste

A Venezia la maschera ha origini antichissime venendo utilizzata anche per molti mesi durante l'anno. Il Carnevale Veneziano iniziava il giorno di S. Stefano e si concludeva il Martedì Grasso, si poteva indossare la maschera anche durante la quindicina dell'Ascensione, arrivando fino alla metà di giugno e, con ulteriori deroghe, dal 5 ottobre fino al 10 dicembre.

Il primo documento trovato, che parlava delle maschere di carnevale, risale al 1268: si legge che veniva proibito agli uomini in maschera il gioco delle "ova". Già agli inizi del 300 si promulgarono decreti per fermare il libertinaggio dei veneziani del tempo: le maschere non potevano girare di notte per la città,non ci si poteva introdurre mascherati da donne nei monasteri e nelle chiese, né portar armi.

I giocatori d'azzardo usavano la maschera per non farsi riconoscere dai creditori, i nobiluomini "barnaboti" (abitanti poveri della zona di San Barnaba) per chiedere l'elemosina agli angoli delle strade, i giovani patrizi quando si riunivano nelle "compagnie della calza" così dette per le diverse calze ricamate e variopinte che indossavano.

In tutte le feste della Repubblica e nei banchetti ufficiali era consentito l'uso del "Tabarro e Bauta". Questa tipica maschera Veneziana veniva usata sia dagli uomini che dalle donne e queste ultime, se maritate, avevano l'obbligo di indossarla quando si recavano a teatro. Si racconta che anche i preti e le monache la usavano per coprire le loro fughe amorose.

Il "Tabarro e Bauta" era composta da un ampio mantello nero a ruota detto "tabarro", un cappello nero a tre punte, "tricorno" e sul volto, una maschera bianca con il labbro sporgente che cambiava il tono di voce di chi la indossava per non farsi riconoscere.

Olga Micol
Venezia

Marco Polo disse al Kublai Kan: "ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia"; e Italo Calvino: "Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia".

Così è anche per me, la città magica per eccellenza, uno dei palcoscenici più straordinari, dove la storia e l'arte si riflettono nelle acque tranquille della laguna.

In ogni stagione Venezia assicura emozionanti incantesimi, lasciandoci il tempo di sognare, in un silenzio misterioso che solo qui è possibile. Questa città diventa ancora più straordinaria e sognante, perché qui tutto è romanticismo, poesia e malinconia.

Olga Micol

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