Notizia inserita il 02/04/2013
Considerato il grande successo di pubblico, viene prorogata fino al 12 maggio 2013 la mostra "Il nuovo Realismo" del pittore Livio Rosignano
IL NUOVO REALISMO DI LIVIO ROSIGNANO ALLA LUX ART GALLERY DI TRIESTE
Inaugurazione: venerdì 5 aprile 2013 ore 19 · Lux Art Gallery (via Rittmeyer 7/A)
S'inaugura venerdì 5 aprile alle 19 negli ampi spazi della Lux Art Gallery (via Rittmeyer 7/A), diretta da Giorgio Parovel, un'importante rassegna intitolata "Il nuovo Realismo" del pittore Livio Rosignano, dedicata al decano degli artisti triestini a cura dell'arch. Marianna Accerboni: in mostra più di una sessantina di oli recenti, per la maggior parte inediti e di grande dimensione, accanto a qualche dipinto del passato esposto a testimonianza dell'evoluzione del linguaggio dell'artista verso il suo lessico attuale.
Il pittore palesa il suo Nuovo Realismo - scrive Accerboni - connotando la propria pittura di un intreccio di linee più essenziali, che definiscono e compendiano i pieni e i vuoti, ammantandola di un cromatismo più limpido e di una luce nuova, più chiara e serena, dinamica e ispirata, che intride di nuova vita le sue opere.
Nella polvere del tempo e nella luce del sole del suo atelier che guarda i tetti di Trieste, Livio Rosignano - l'espressione degli occhi oscillante tra malinconico sentire e sguardo sbarazzino di ragazzo dalla vitalità incontenibile - ci propone il suo "nuovo realismo" attraverso una ricchissima raccolta di dipinti realizzati negli ultimi tempi: tra tutti si fa notare, delicatissima, luminosa ed essenziale, una grande tela di 2 metri per 1 e mezzo, quasi un arazzo contemporaneo, che ci racconta, mediante un cromatismo limpido e impalpabile, sostenuto da una prospettiva perfetta, il fascino azzurro del nostro mare.
Visitabile fino al 12 maggio 2013 (sabato 6 aprile 10-13 e 17-20 / domenica 7 aprile 10-13 / dall'8 al 23 aprile 17 - 20 / domenica chiuso).
Su quale cavalletto - prosegue Accerboni - Livio ha dipinto quest'ineffabile pittura di grande bellezza? "Su quello solito, nello studiolo piccolissimo, in cui lavoro ora, in casa" è la risposta. In verità la tela sembra più grande dello studiolo, ma la maestria ineccepibile di Rosignano - uno tra gli unici veri artisti sopravvissuti alla congerie di avanguardie e "ismi" degli ultimi decenni - è tale da superare ogni difficoltà logistica e tecnica. Lo dimostrano altre due tele recenti di analoghe dimensioni, che rappresentano il messaggio forte di questa mostra: "Le cose rifiutate" e un magnifico Carso, le cui pietre sembrano di cristallo.
In età matura, dopo averci stupito per la capacità di dipingere il vento e la bora scura contro il mare in tempesta, a simbolizzare anche l'uomo dibattuto tra le mille difficoltà; dopo averci commosso con il racconto e la testimonianza della vita di quei "poveri Cristi", che affrontano con dolore e rassegnazione il quotidiano nelle strade livide della città e nelle osterie fumose; dopo averci colpito per la capacità d'interpretare l'amore materno con una sensibilità tale da farci sembrare quelle composizioni pittoriche delle scene sacre; e per la verve lieve e intensa al tempo stesso con cui sa rendere l'atmosfera e la bellezza dei vecchi caffè e il fascino della natura...ecco, Rosignano ritorna al pubblico che lo ama e lo attende con gli stessi temi, interpretati però secondo un concetto di innovazione rispetto a quel Realismo espressionista che aveva caratterizzato in modo quasi fauve gli esordi e più tardi, secondo un cromatismo meno squillante, il prosieguo maturo di quella fase.
Come in uno dei suoi quadri più noti, inesauribile, Rosignano, sa ancora una volta saltare il fossato dello stile e dell'arte per consegnare a noi, stupiti e ammirati, la sua nuova e ancora una volta magistrale, umanissima visione della realtà. In cui risuona, nella penombra emozionata delle sale da concerto, la voce divina dei violini.
Il linguaggio di questo eccezionale pittore, l'evoluzione del percorso artistico del quale è caratterizzato da grande qualità e rara coerenza, può definirsi di levatura europea, non solo per le numerose mostre personali allestite all'estero, ma soprattutto per quel filo di colta avanguardia e di sperimentazione che sottende ogni suo dipinto: dall'espressionismo gestuale rutilante di verve degli anni 1948 - '58, in cui il pittore faceva proprio, pur nell'assoluta autenticità e con un'accezione brillante e quasi fauve, un lessico vicino al neoimpressionismo tedesco e a quello di Matisse e di Gauguin; alla pittura più tonale e rarefatta del periodo milanese e al conseguente intimismo di molti suoi dipinti; fino alla fondamentale volontà e capacità di scandagliare l'animo umano e di coglierne sentimenti e angosce, denudandone la coscienza. Operazione quest'ultima, che è stata uno dei temi fondamentali della pittura europea del '900 (in particolare dell'espressionismo), di cui Rosignano è acuto sensore e protagonista e che si è palesata nella sua pittura con una forte sensibilità postespressionista, declinata attraverso la partecipazione al quotidiano di esseri umani straniati e solitari, immersi o sorpresi nella realtà urbana ingrigita e interrotta soltanto da qualche intenso intervento cromatico. Un linguaggio che spesso lo ha fatto accostare alla poetica di Bacon, ultima frangia dell'espressionismo europeo.
Né va dimenticata la sua grande, istintiva e professionale passione per il disegno, che sottende - grazie alla produzione di più di 15.000 opere segniche - ogni suo olio: "Quando dipingo - afferma infatti - lo faccio sempre a memoria, ma sulla traccia formidabile di migliaia di disegni. E a memoria, perché, solo attraverso il ricordo, traspare la vera essenza di un volto, di un paesaggio o di un personaggio".
Figlio della sua terra, Rosignano racchiude dunque istintivamente nel suo pennello quella cultura sensibilissima e partecipe alle grandi avanguardie europee, che sopravvive ancora nella cultura di Trieste - conclude Marianna Accerboni - poiché tra fine '800 e primo '900 molti suoi artisti frequentarono le Accademie di Monaco, Berlino e Vienna, raccogliendovi i semi della coeva avanguardia internazionale che collegava allora Parigi a Mosca e al mondo slavo, passando per Trieste, all'epoca in posizione centro-europea.
Livio Rosignano (Pinguente, Istria, 1924), a Trieste fin dall'infanzia, espone dal '49. Studente all'Istituto Nautico, fu allievo del pittore Giovanni Giordani, che lo incoraggiò e trasse profitto dal sodalizio con i colleghi più anziani Adolfo Levier, Romano Rossini e Vittorio Bergagna. Negli anni Cinquanta si trasferì a Milano, dove però non mise mai radici. Se in seguito alla frequentazione di Levier, affinò la sua intensa sensibilità cromatica, la Scuola lombarda lo indusse ad attenuare la vivacità coloristica che gli era propria.
A Trieste, dove frequentava dal '45 i corsi di nudo di Edgardo Sambo al Museo Revoltella, importante fu l'incontro con Carlo Sbisà, che insegnava incisione: si appassionò soprattutto all'acquaforte, nel cui ambito operò, dedicandosi pure all'illustrazione di libri e riviste. È anche ritrattista e ha effigiato numerose personalità a Trieste, Roma e Milano.
Ha partecipato a numerosissime mostre in Italia e all'estero: Biennale di Venezia, Triennale di Milano, Quadriennale di Roma, Premi Michetti, Suzzara e Marzotto, Mostra del Po, Triveneta di Padova; personali a Milano, Venezia, Genova, Bergamo, Bologna, Forlì, Istituto Italiano di cultura di Bruxelles, a Bucarest, Monaco di Baviera e New York, in Austria e nell'ex Jugoslavia. Nella Regione FVG si segnalano le antologiche a Gorizia (1971), Udine (1976, 1979, 1998), Trieste (1978 e Museo Revoltella 1995, 2009) e le personali a cura della Regione (2010), alla Galleria d'arte G.Negrisin del Comune di Muggia (2011), Galleria Rettori Tribbio (2012), Mostra collettiva del paesaggio alla Lux Art Gallery di Trieste (2012).
Premiato in varie mostre nazionali, segnalato al Premio Bolaffi e insignito dal Comune di Trieste con il Sigillo Trecentesco. Si è occupato di critica d'arte per La voce dei giovani, Il Gazzettino, Il Piccolo e Trieste Oggi.
Come scrittore ha pubblicato Dieci pittori triestini (Italo Svevo, 1974), Feldpost 15843 (Del Bianco,1980), Una giovane vita (Italo Svevo, 1993), Fiori gialli senza nome (Istituto Giuliano di Documentazione storica, 1995), Il comunista di San Giacomo (Tipografia Triestina, 2010).
Hanno scritto di lui, tra gli altri: Decio Gioseffi, Enzo Bettiza, Dino Villani, Stelio Crise, Cesare Sofianopulo, Biagio Marin, Mario De Micheli, Demetrio Volcic, Dino Dardi, Claudio Magris, Lina Galli.
DOVE: Lux Art Gallery - Via Rittmeyer 7/a ·
Trieste
QUANDO: 6 · 12 maggio 2013
ORARIO: sabato 6 aprile 10 - 13 e 17 - 20 / domenica 7 aprile 10 -
13 / dall'8 al 23 aprile 17 - 20 / domenica chiuso
A CURA DI: Marianna Accerboni
CATALOGO: sì
INFO: 3356750946
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