Michelangelo Guacci alla Biblioteca Statale di Trieste

Notizia inserita il 31/08/2008

Michelangelo Guacci, l'angelico pittore: opere, immagini, testimonianze
Trieste · Biblioteca Statale: 19 settembre · 31 ottobre 2008
Galleria Cartesius: 3 · 23 ottobre 2008

Conferenza stampa: mercoledì 17 settembre 2008 ore 11.00
Bibloteca Statale

S'inaugura venerdì 19 settembre 2008 alle ore 18.30 alla Biblioteca Statale di Trieste (Largo Papa Giovanni XXIII, 6) un'importante rassegna dedicata al pittore triestino Michelangelo Guacci (Trieste 1910 - 1967), ideata e curata dall'architetto Marianna Accerboni. La mostra, intitolata L'angelico pittore. Michelangelo Guacci: opere, immagini, testimonianze e visitabile fino al 31 ottobre, sarà introdotta dal Direttore della Biblioteca Marco Menato, dalla curatrice e dal pittore Livio Rosignano, che fu amico dell'artista. Nell'occasione sarà presentato anche il Museo virtuale, nel quale è testimoniata l'intera attività di Guacci, le cui opere saranno proiettate in dissolvenza. Un'installazione di luce accoglierà il pubblico all'entrata.

Una sezione della rassegna, composta di acquerelli su carta, sarà ospitata dal 3 al 23 ottobre alla Galleria Cartesius di Trieste.

L'esposizione si pone il fine di riscoprire e di riportare all'attenzione del grande pubblico un artista di elevato talento, intuizione e purezza creativa, caduto in oblio da quasi quarant'anni, dopo le ultime importanti mostre dedicategli nel 1970 dal Museo Correr e tra il 1971 e il '72 dalla stamperia Il Torchio di Venezia. Nel corso della rassegna verrà presentata un'ampia sequenza di acquerelli su carta realizzati dal pittore triestino di origine pugliese nell'ultimo anno della sua vita, compreso l'ultimo lavoro rimasto incompiuto, accanto a opere a olio e incisioni particolarmente significative, realizzate in altri periodi della sua attività a partire dagli anni trenta. Una sezione della mostra proporrà anche una sequenza di ritratti fotografici di grande dimensione realizzati da Sergio Benedetti e da altri autori assieme ad alcune testimonianze, oggetti e scritti dedicati o appartenuti al pittore.

Michelangelo Guacci - scrive Accerboni - è artista finissimo e sottilmente immaginifico, che ancora molti ricordano per la brillante vivezza ed eleganza del tratto e per la capacità di intuire e di cogliere, da acuto sensore, stimoli culturali e artistici diversi, tracciando poi con unitarietà, ironia e perspicacia, con un lirismo appassionato e istintivo, lieve e suadente, un ritratto della realtà e della società a lui contemporanea; ma è anche artista capace di descrivere nel contempo l'astrazione del pensiero che vola verso il sogno, come quello che da bambino lo induceva a dirigere dal poggiolo di casa orchestre immaginarie.

Nato a Trani nel 1910 e triestino dal 1919, anno in cui si ricongiunge nella nostra città con la famiglia, che vi aveva fondato un'azienda, Guacci vi frequenta la Facoltà di Economia e Commercio e si dedica con passione alla pittura, grazie anche alla frequentazione del maestro Renato Brill. Partecipa a tutte le mostre universitarie - ricevendo incoraggiamenti, tra gli altri, anche da Umbro Apollonio e da Silvio Benco - e s'inserisce senza difficoltà nell'ambiente "di punta" della giovane pittura triestina. Benché la pittura sia la vocazione più autentica, accetta alla fine degli anni trenta un impiego alla Banca d'Italia, che lo condurrà per un anno a Fiume e per tredici a Bergamo. Il trasferimento provoca un apparente allontanamento dall'arte: i lavori di quegli anni sono pochi e non lo soddisfano, ancorchè oggi tra i più significativi. Nel '53 ritorna però a Trieste, dove riprende l'attività pittorica, in verità mai abbandonata.

Escono allora dal pennello di Guacci, come da una generosa cornucopia, i desideri, gli aneliti, i sogni dell'infanzia, rivisitati attraverso il velo lucente della maturità. "Tutto quello che io dipingo" affermerà l'artista "sono ricordi di quello che ho visto a Trani fino ai nove anni di età... Non voglio dire che io dipingo solo cose che ho visto quella volta, ma che, se mi viene l'estro di dipingere, è perché mi ricordo un colore, un momento, una luce di quei primi miei nove anni. Tutto ciò che è successo dopo non riesce ad accendermi, ad eccitarmi, a muovermi a dipingere...". Ed ecco il violino mai dimenticato, gli amabili conversari in salotto o al caffè, la passione per il teatro e per la musica, la giostra, gli acrobati, le maschere e gli aquiloni, cioè il sogno: sintetizzati mediante un segno immediato e convincente, con cui disegna anche la rosa in un bicchiere e gli uccellini o i personaggi incantati e surreali come San Michele, immersi in contrappunti cromatici dal tocco magistrale. Una monografia ormai rarissima - conclude il critico - edita dalla Cassa di Risparmio di Trieste e curata da Decio Gioseffi, ne raccoglie nel '71, a quattro anni dalla morte avvenuta a Trieste nel 1967, il messaggio fortemente poetico. Poi il silenzio quasi totale.

I collezionisti in possesso di opere dell'artista sono pregati di prendere contatto con l'indirizzo amiguacci@gmail.com (Amatori Michelangelo Guacci) per far pervenire le foto e le misure delle opere in loro possesso, al fine di portare a termine il catalogo digitale dell'opera omnia dell'artista in via di ultimazione in occasione del centenario della nascita, che avrà luogo nel 2010.

www.michelangeloguacci.it

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