Notizia inserita il 5/06/2008
A settant'anni dalle leggi razziali
In mostra per la prima volta documenti di famiglia, foto e carte dall'archivio Gestapo
IL MUSEO EBRAICO "CARLO E VERA WAGNER" DEDICA UNA SALA ALLA SHOAH TRIESTINA
Oggi (4/6) la presentazione della struttura che s'inaugura al pubblico domani (giov 5/6) alle 17.30
Trieste, 4 giugno 2008 - A settant'anni delle leggi razziali il Museo ebraico "Carlo e Vera Wagner" dedica una sala alla Shoah triestina. Allestita nell'area che ospita le bisacce con gli oggetti dei deportati da Trieste, la nuova struttura, che s'inaugura domani (5/6) alle 17.30, propone documentazioni d'epoca - carte d'identità, schede del censimento fascista e dall'archivio della Gestapo, pagelle scolastiche, foto - finora mai esposti al pubblico che consentono di gettare uno sguardo nuovo su un periodo drammatico per la vita della Comunità ebraica triestina.
L'ebraismo di Trieste, città che dopo l'8 settembre fu posta sotto il diretto controllo germanico e vide in funzione l'unico campo di sterminio italiano, fu infatti profondamente colpito dalla ferocia nazista. Secondo le stime venne deportato nei lager quasi un migliaio di persone, più del 10 per cento degli ebrei italiani. Fecero ritorno solo in 19, soprattutto donne, che testimonieranno l'orrore subito.
Nel suggestivo allestimento ideato da Ennio Cervi, che richiama alla memoria gli interni delle baracche nei campi di concentramento, la sala - che è stata presentata oggi in anteprima - è possibile ripercorrere quegli anni attraverso la quotidianità di alcune famiglie triestine che hanno generosamente messo a disposizione le loro documentazioni (in particolare le famiglie Wagner, Zaban e Kostoris).
In mostra i documenti d'identità con la J di Jude; i certificati che accordano il permesso di residenza agli ebrei privati di nazionalità; le schede delle requisizioni; le pagelle della scuola ebraica alla cui frequenza i bimbi sono costretti fin dalla promulgazione delle leggi razziali nel '38 e i documenti falsi grazie a cui si cercò salvezza nella fuga dopo l'occupazione nazista.
La sistematicità utilizzata nella persecuzione antiebraica risalta invece con evidenza nelle carte del censimento fascista del '42 che schedò ciascun ebreo, le sue condizioni di salute e di reddito e nei documenti della Gestapo che riportano nel dettaglio tutti i beni ritrovati nelle case ebraiche requisite. A testimoniare la devastazione subita dalla Sinagoga, utilizzata come deposito di libri e opere d'arte, vi sono infine alcune immagini d'epoca che ritraggono le scritte sui muri esterni e i cumuli di volumi accatastati all'interno.
"La Shoah - spiega Mauro Tabor, assessore alla cultura della Comunità ebraica di Trieste - non è un argomento da studiare solo sui libri di scuola. E' un evento che ha colpito i vicini di casa, i compagni di scuola e gli amici di tanti triestini e dunque va compreso anche in questa dimensione". "Attraverso quest'esposizione - dice Ariel Haddad, direttore del museo - vorremmo richiamare l'attenzione sul fatto che le leggi razziali e le persecuzioni che hanno colpito il mondo ebraico sono stati accolti con indifferenza e acquiescenza da tanta parte della popolazione e che proprio quest'atteggiamento è il terreno fertile su cui attecchisce qualsiasi tipo di discriminazione".
L'auspicio dei promotori è che la mostra possa arricchirsi, nel futuro, di altri documenti e oggetti a memoria di quanto accaduto a Trieste e nel Friuli Venezia Giulia. "Lanciamo un appello alle famiglie che sono state toccate dalle leggi razziali e dalla persecuzione - dice Gianna Wagner De Polo, presidente del museo - perchè mettano a disposizione le loro documentazioni dando così vita a un archivio della memoria che apra ulteriori occasioni di riflessione e d'approfondimento su un'epoca drammatica".
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