My gunpowder. Opere eseguite con polvere da sparo da Guido Coletti

Notizia inserita il 4/03/2009

6-30 marzo 2009
Trieste - Sala Giubileo, Riva III novembre, 9

Inaugurazione - giovedì 5 marzo 2009 ore 18.30 - Sala Giubileo

Sarà inaugurata domani, giovedì 5 marzo 2009 alle 18.30, la mostra "My Gunpowder" di Guido Coletti, presentata oggi a Trieste nel corso di un incontro con la stampa presso la sala Giubileo, dove l'esposizione sarà visitabile fino al 30 marzo prossimo tutti i giorni dalle 16 alle 19.30, sabato e domenica anche dalle 11 alle 12.30. La mostra, organizzata da Art Gallery - Arte Visive & Cultura e curata dallo stesso Guido Coletti, è realizzata grazie al sostegno di Fondazione CRTrieste e Tenuta Villanova.

Presenti alla conferenza stampa Guido Coletti, Silvano Clavola, Vicepresidente di Art Gallery 2, Paolo Santangelo, Segretario Generale della Fondazione CRTrieste e Maria Campitelli, che ha presentato l'artista e le sue opere.

Le 40 opere in mostra fanno parte della serie denominata "con-dominio". Questo ciclo di lavori, sviluppo di alcuni quadri già sperimentati nel 1975 come studio, continua il percorso di Coletti attraverso la materia. Un percorso che intende mostrare e dimostrare che non è la materia a creare situazioni disastrose, ma l'uso che l'uomo ne fa. "E' attraverso l'uomo negativo che la materia diventa violenta e che cambia aspetto", dice Coletti. Nei suoi lavori, l'artista utilizza le materie che per lui caratterizzano l'epoca contemporanea: così è stato per la serie "Muri (di Berlino)" dove Coletti usa il cemento, oppure per la serie "Oro paradigma e metafora alle soglie del terzo millenio" dove la materia è rappresentata dalle foglie d'oro e da qualche anno per la serie "con-dominio", nella quale ricorre alla polvere da sparo, la polvere nera, il più antico degli esplosivi. La polvere da sparo diviene per l'artista metafora significativa, allude a una visione reale e contiene la potenza distruttiva che l'ha determinata. Ma nel lavoro artistico di Coletti l'uso della polvere da sparo è del tutto particolare: la materia si veste di un aspetto innocuo che nega il potenziale distruttivo insito in questo materiale, assume nuove valenze rigeneratrici, forma segni di colore che spingono a guardare dentro all'opera e all'interno di noi stessi. L'artista applica la materia sulla tela con la stessa tecnica che i monaci Buddisti usano per creare il Mandala. I monaci ad opera ultimata la distruggono; Coletti distrugge la materia bruciandola. Attraverso le bruciature e i vuoti che ne conseguono, l'artista ottiene la sovrapposizione di diversi lavori che vanno in profondità, s'innescano l'uno nell'altro, dipanano racconti complessi che si articolano nello spazio e diventano tridimensionali.

La serie "con-dominio" nasce dall'immagine di sinistre visioni belliche accumulate nei lunghi spostamenti di Coletti nel mondo, dai Balcani all'oriente asiatico. Sono visioni di muri superstiti di caseggiati distrutti che non racchiudono più la concreta e calda dimensione della casa, ma che, dalle finestre vuote dai bordi bruciati, lasciano intravedere il cielo, le nuvole che passano, uno scenario in perenne metamorfosi. Una tragica visione surreale, sinonimo di morte, che nella mente (e successivamente nella manualità) di Coletti si trasforma in metodo operativo, evocativo di altri mondi, sensazioni e pensieri che premono nell'anima dell'artista. E il titolo della serie "con-dominio" è significativo; un titolo dove la lineetta separatrice fa la differenza tra il significato corrente di "caseggiato con più proprietari" e quello di "con padronanza di qualcuno sopra gli altri", cioè sopraffazione.

Il mio lavoro" - dice Coletti - "non è pittura, non è decorazione, non è rappresentazione di forme. E' un'idea realizzata sulla materia con la materia".

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