Mostra Patchworks - the face of freedom is female

Notizia inserita il 07/05/2015

È stata inaugurata mercoledì 6 maggio, alle 18.00, nella sala ex-Aiat di piazza Unita' 4/b - aperta al pubblico dal 6 al 24 maggio.

Mostra fotografica Patchworks

La mostra è organizzata dall'Associazione Spaesati con la collaborazione dell'Associazione Etnoblog e la Rete Regionale Antitratta. Questo è il primo appuntamento della XVI edizione della rassegna S/paesati - eventi sul tema dell'immigrazione,che proseguirà poi in autunno.

La mostra è la prima esposizione realizzata direttamente dalle donne uscite dalla tratta e dalla violenza ed è un'esperienza artistica unica che ha saputo coinvolgere numerose donne di varie nazionalità e culture residenti in vari Comuni italiani. Proprio per questo motivo la Vicesindaco e Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Trieste ha voluto sostenere l'iniziativa in modo da sensibilizzare al massimo l'opinione pubblica sul tema della tratta e della violenza sulle donne, valorizzando il loro valore e il loro punto di vista sulla realtà: "L'Associazione Spaesati affronta un tema di valenza culturale che sta molto a cuore all'Amministrazione comunale - ha detto la Vicesindaco Fabiana Martini - su cui si è investito molto. L'arte può contribuire molto a veicolare alcuni contenuti, dove la parola 'vittima' sottolinea il protagonismo delle donne che hanno compiuto un percorso importante e che 'parlano' attraverso le opere. A questa rilevante mostra abbiamo riservato uno spazio prestigioso che ci auguriamo sia molto visitato".

"Questo è il primo evento di Spaesati- XVI edizione. La mostra fotografica "Patchworks - the face of freedom is female" , la faccia della libertà è femminile, è la fase iniziale di un percorso che ha visto impegnate le ragazze accolte nei progetti dei centri antiviolenza di Ferrara, Pisa, Pinerolo (To), Reggio Emilia - ha spiegato Sabrina Morena - Il progetto, nato da un'idea della fotografa Ippolita Franciosi e aiutata dalla collega Letizia Rossi, ha previsto laboratori sulle tecniche e linguaggi di fotografia, per realizzare poi insieme alle donne dei centri la prima esposizione non SULLE donne vittime di violenza ma realizzata DALLE donne, le quali diventano attive mettendo in gioco la propria creatività tramite il linguaggio universale della fotografia.

Come un grande patchworks le immagini qui si uniscono e ci raccontano pezzi di vita, ci riportano lo sguardo evocato dalle città (come esse si rapportano con gli spazi pubblici) e lo sguardo che le donne hanno di se stesse nei ritratti realizzati in studio, dove esse appaiono senza mai rivelarsi totalmente. Le donne uscite dalla tratta o da situazioni di violenza raramente hanno l'occasione di raccontare la loro visione della realtà o di esprimere la propria fantasia nello spazio pubblico della città, di uscire dalla loro invisibilità sociale.

E' per lo spettatore l'occasione per capire che dietro lo stereotipo della donna "vittima e inerte" spesso rappresentato dai media, si cela un mondo che spesso non conosciamo, per le donne che l'hanno realizzata è stato invece uno stimolo potente a credere in se stesse, nelle loro capacità e nella loro creatività. Inoltre, l'utilizzo dell'inglese nel titolo non è un vezzo ma corrisponde ad una necessità che abbiamo incontrato durante i laboratori, l'inglese è stata la lingua con cui ci siamo rapportate con le partecipanti di varie nazionalità. Questa è la prima mostra uscita dai quattro laboratori, ed è destinata ad arricchirsi al termine dei prossimi: come un patchworks andremo ad attaccare i tasselli (le fotografie) creati nei futuri laboratori fotografici (#step 2)".

"La mostra nasce nell'ambito del progetto "Il FVG in rete contro la tratta", uno dei numerosi progetti dedicati alle attività anti-tratta che partirono sul territorio regionale in anticipo rispetto alla legge Turco Napolitano - ha affermato Daniela Mannu - Progetti che, partiti nel 2000 a Trieste e a Udine, poi sono continuati in un unico progetto Regionale dal 2006 (art. 13, legge 228/03) in cui si attivano sia dispositivi di emersione che di inserimento sociale delle vittime e che vede come ente capofila la Regione Friuli Venezia Giulia, gestito da un coordinamento regionale di tutte le Associazioni e gli Enti Locali, diretti attuatori (Provincia, Comune, Caritas Diocesana di Pordenone, Centro Caritas dell'Arcidiocesi di Udine, Associazione Interculturale Etnoblog e Comitato per i diritti civili delle prostitute onlus). Il progetto - è stato ancora spiegato - viene finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento delle Pari Opportunità. A tutela delle vittime, va sottolineato che nel 2014 gli Enti attuatori (nei progetti di emersione art.13) hanno accolto 23 persone, mentre in tutto 32 persone sono state inserite nel lavoro (in base all'art. 18), oltre a un numero di bambini al seguito delle madri".

Ippolita Franciosi: è nata a Ferrara, laureata al Dams a Bologna. Fotografa dal 1995, è stata allieva di Mauro Galligani, come free-lance ha pubblicato reportage per diverse testate e mensili (L'Unità, La Repubblica, Noi Donne, King, Epoca, D di Repubblica, Frontiere News). Da diversi anni ha creato un percorso autonomo di studi tra fotografia, memoria e tematiche di genere. Si è occupata di raccolta di fonti orali delle donne partigiane che hanno vissuto la Resistenza in Italia, Con Streghe? Una ricerca in Toscana ha indagato sugli antichi rituali collettivi e privati praticati in Toscana.

Ha lavorato in Kossovo realizzando reportage sul popolo Rom, e costruendo laboratori creativi di fotografia rivolti ai bambini Rom. Letizia Rossi è nata a Reggio Emilia, diplomata allo IED a Torino. Dal 1994 si occupa di fotografia pubblicitaria, specializzandosi in food, still life e post-produzione fotografica. Nel 2010 apre uno studio fotografico a Reggio Emilia.

FOTOGRAFIA è un' associazione culturale con sede a Torino , raggruppa diversi fotografi e videografi professionisti a livello nazionale, con il sostegno dei propri membri sviluppa progetti in ambito formativo e divulgativo su vari livelli.

Fonte: Comunicato stampa del Comune di Trieste

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