Allenamento per pigroni

Tanto per partire con il piede giusto… il “perché” del titolo: noi non siamo dei maratoneti, in una gara arriveremmo ultimi degli ultimi, dopo due metri abbiamo il fiato grosso e l’unico scatto che conosciamo è quello della macchina fotografica… insomma, si adatta principalmente a noi che scriviamo (e forse per questo ci piaceva particolarmente).

Ora che ci conosciamo meglio e che abbiamo svelato le nostre debolezze (o almeno una delle tante) possiamo cominciare.

L’importante è sapere… quando fermarsi! Sì, avete letto bene; l’importante è conoscere il proprio fisico, non pretendere troppo da noi stessi e concederci gli indispensabili tempi di recupero in vista di un miglioramento delle prestazioni.

Da bravi pantofolai, cominceremo col dire cosa sono i tempi di recupero; essi rappresentano il tempo necessario al nostro corpo per adattarsi allo stimolo cui è stato sottoposto. La sua lunghezza è funzione di numerosi fattori quali l’età, la fatica, lo stress, uno stato di salute non proprio ottimale, l’abitudine a praticare attività sportiva, nonché, ovviamente, l’allenamento. Ognuno di noi, quindi, fa storia a sé. Molti, tra gli esperti del settore, concordano nel dire che, almeno inizialmente, 3 allenamenti alla settimana siano più che sufficienti (è consigliabile intervallare un giorno di fatica ad uno di relax).

Ma quanto si “deve” correre?

Anche in questo caso, non c’è un diktat valido per tutti. Inizialmente basta correre pochi minuti, intervallati da tempi dedicati alla camminata. Nei primi giorni sarebbe più che sufficiente alternare, per una decina di volte, 1 minuto di corsa ad 1 di camminata. Poi, gradualmente, aumentate i minuti in cui correte, riducendo, ovviamente, il numero di “ripetizioni”.

Anche se si corre solo qualche decina di secondi è però importante farlo bene. La tecnica è importante quindi NON dovete: correre ingobbiti (come se oppressi dalla fatica), pestare i piedi a terra (dopo un po’ le gambe sembrano macigni… capita a tutti), tenere le braccia chiuse sul petto o svolazzanti come un albatros in fase di decollo, guardare per terra (tanto nessuno semina bigliettoni da 50 € sulla vostra strada), correre sulla punta dei piedi (deleterio per tendini e polpacci) oppure essere troppo rigidi.

Invece: il movimento deve essere sciolto e rilassato, lo sguardo fiero e dritto davanti a voi (a tutela della postura della colonna vertebrale), le braccia devono formare un angolo retto e muoversi armoniosamente con le gambe.

Quando poggiate il piede fatelo rullare: prima il tallone, poi il piede, ultima la punta. Per staccare utilizzate la forza di spinta della caviglia.

Evitate di correre sul pavè; meglio la terra battuta o un campo di atletica ma, se proprio non potete, preferite l’asfalto (alias niente pavè della pineta di Barcola o giro attorno al Sincrotrone). Ok invece al cosiddetto “circuito di Basovizza”, alla Napoleonica o alla Vecchia Ferrovia. Per approfondimenti vedi Dove andare a correre.

Le scarpe devono essere adatte alla corsa: andando in un qualunque negozio sportivo ben fornito non avrete che l’imbarazzo della scelta. Se potete, tra quelle che vi calzano meglio (a seconda della marca cambia la larghezza della pianta, l’altezza alla caviglia e così via), scegliete quelle realizzate senza materiali di origine animali (per una questione puramente etica di rispetto alla vita, non salutistica o sportiva). Per sapere di cosa sono fatte basta controllare l’etichetta che riporta la fattura della suola, della tomaia e dell’interno.

Indossate vestiti comodi e leggeri (sì alla classica maglietta di cotone, no al k-way che fa sudare e perdere non grasso ma liquidi preziosi per l’organismo… il calo di peso che ne consegue non è né salutare né, tantomeno, definitivo). Copritevi solo alla fine dell’allenamento.

E se siete proprio stanchi?

Non fermatevi ma continuate a correre fino alla morte (stiamo scherzando, ovviamente… se non l’avete letto vi consigliamo “La lunga marcia” di Stephen King). Però non fermatevi, davvero: invece camminate anziché correre. Se siete su un percorso non proprio pianeggiante, se vi è possibile, cercate di “riposare”, camminando, in discesa e piuttosto di “tener duro” in salita.

Correre e Pedalare.

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