\Il Gabbiano" di Cechov

Notizia inserita il 19/01/2009

"Patrizia Milani, Carlo Simoni e Maurizio Donadoni sono interpreti de Il Gabbiano, capolavoro di Cechov in scena al Politeama Rossetti da mercoledì 21 gennaio. Lo spettacolo, diretto da Marco Bernardi, è inserito nel cartellone Prosa del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e replica a Trieste in esclusiva per la regione.".

Ritorna sul palcoscenico del Politeama Rossetti - dopo 18 anni d'assenza ­- Il Gabbiano di Cechov, di certo uno degli appuntamenti clou per gli appassionati di prosa: il testo infatti è un vero capolavoro della storia del teatro e molto interessante si annuncia anche questo nuovo allestimento, firmato da Marco Bernardi per il Teatro Stabile di Bolzano.

Lo spettacolo, interpretato da Patrizia Milani, Carlo Simoni, Maurizio Donadoni andrà in scena da mercoledì 21 a domenica 25 gennaio.

Uno strano destino accomuna molti capolavori del teatro: quello di non essere compresi alla prima apparizione, per imporsi però poco dopo in tutto il loro inestimabile valore. Accadde così anche a Il Gabbiano: fischiato con tale violenza, al suo primo apparire sulle scene del Teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo, il 17 ottobre del 1896, da indurre il grande Anton Cechov, ad annunciare che dopo tale esperienza avrebbe chiuso con la drammaturgia... Ci fu però anche chi colse immediatamente l'importanza e il fascino di questo splendido testo: fra essi Nemirovic-Dancenko, che convinse Stanislavskij a firmare un nuovo allestimento per il Teatro d'Arte di Mosca due anni dopo.

Il Gabbiano ebbe allora la sua rivelazione ed il giusto riconoscimento: ed inoltre, quel allestimento segnò un momento storico per il teatro, quello in cui si avviò la collaborazione fra il grande genio della regia e Cechov. I due cambiarono per sempre il modo di intendere il teatro, la recitazione, la drammaturgia...

Da allora ogni grande attore, attrice o regista di pregio cerca, al meno una volta nella propria carriera di confrontarsi con le delicate e palpitanti figure cechoviane e con i profondi, immortali temi su cui è fondato questo dramma: da Orazio Costa alle innovative e recenti letture di Dodin o Nekrosius, l'elenco di messinscene è davvero imponente.

La vita nella sua continuità, gli uomini dipinti come un coro d'individui ove nessuno è più un eroe, ma ognuno ha i propri talenti e le proprie fragilità, ognuno vive malinconie e sogni, solitudini e amori, piccole gioie e disillusioni... questo è il mondo che Cechov tratteggia, è in questo la sua innovazione. E innovazione è pure il suo modo di raccontare, fatto di naturalezza e simbolismo, e di quel realismo psicologico che fu il nucleo della nuova interpretazione stanislavskiana. Sono da cercare qui le ragioni dell'università dell'opera dello scrittore russo, i cui personaggi continuano a coinvolgerci proprio per il loro essere, quasi sempre, "gabbiani": liberi di volare ad ali spiegate verso le loro utopie, ma condannati spesso a subire la tempesta della vita e talvolta a soccomberle, sbattendo impotenti nel vento quelle stesse ali, bianche, fiere e ormai vane.

Marco Bernardi regista raffinato e spesso applaudito dal pubblico regionale, affronta Il Gabbiano in modo molto rispettoso: «Il mio modo di mettere in scena i testi - scrive infatti - vorrebbe provare a tradurre in scrittura scenica il testo nella sua completezza, in una sorta di utopia ricostruttiva di tutti i punti di vista dell'autore. Un'illusione esaustiva che, almeno nelle intenzioni, ci riporti concretamente al cospetto di Anton Cechov, vicino al significato delle sue parole, all'intelligenza dei suoi pensieri... E così, mi piacerebbe che questo Gabbiano riuscisse vero, come Cechov l'ha scritto. Intenso e misterioso. Come la vita».

Per la messinscena, si è affidato a una squadra collaudata di interpreti: Patrizia Milani e Carlo Simoni innanzitutto, molto amati dal pubblico dello Stabile regionale, Maurizio Donadoni e quattro giovani attori che hanno qui l'occasione preziosa di crescere accanto a maestri di notevole esperienza e interpretando ruoli complessi e importanti.

Uno dei grandi temi alla base de Il Gabbiano è infatti quello dello scontro generazionale, scontro che coinvolge l'ambito dell'arte, dell'amore, dei sentimenti, dell'etica, ove i protagonisti si confrontano. La vicenda si avvia sulle rive di un lago, nella tenuta di Sorin, dove trascorrono l'estate Irina Arkadina, celebre attrice con l'amante, il letterato Trigorin e diversi giovani: il figlio di lei, Treplev, autore teatrale in erba, la giovane Nina, la cui vocazione per il palcoscenico è osteggiata dai genitori, Masa, condannata ad amori infelici... Appassionati, idealisti, innamorati, cinici, disperati, si confronteranno tutti con la durezza della vita.

Ascolteremo Il Gabbiano nella traduzione di Fausto Malcovati: il regista Marco Bernardi ha contato sui collaboratori Gisbert Jaekel per le scene, Roberto Banci per i costumi, Franco Maurina per l'ambientazione sonora e Lorenzo Carlucci per le luci.

Sul palcoscenico ammireremo Patrizia Milani (Irina Nikolaevna Arkadina, vedova Trepleva, attrice), Carlo Simoni (Petr Nikolaevic Sorin, fratello di Irina), Maurizio Donadoni (Boris Alekseevic Trigorin, letterato), Gianna Coletti (Polina Andreevna, sua moglie), Gaia Insenga (Nina Michajlovna Zarecnaja, giovane figlia di un ricco possidente), Fabrizio Martorelli (Semen Semenovic Medvedenko, maestro), Massimo Nicolini (Konstantin Gavrilovic Treplev, suo figlio, un giovane), Iolanda Piazza (Masa, sua figlia), Libero Sansavini (Il'ja Afanas'evic Samraev, tenente in congedo, amministratore in casa Sorin), Maurizio Ranieri (Jakov, garzone), Riccardo Zini (Evgenij Sergeevic Dorn, medico).

Il Gabbiano replica a Trieste, al Politeama Rossetti da mercoledì 21 a domenica 25 gennaio con gli orari consueti: serali alle ore 20.30 e pomeridiane di giovedì e domenica alle ore 16.

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