Notizia inserita il 20/01/2009
"Il cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia prosegue nel nome del teatro d'impegno civile, con L'Istruttoria di Claudio Fava, testo tratto dagli atti di un processo per un omicidio di mafia. Lo spettacolo con Claudio Gioè e Donatella Finocchiaro, diretti da Ninni Bruschetta va in scena dal 20 al 25 gennaio, alla Sala Bartoli".
L'istruttoria di Claudio Fava prosegue - dopo le repliche di Gomorra Â- un ideale percorso legato al teatro contemporaneo d'impegno civile, all'interno del cartellone altripercorsi del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: interpretato da Claudio Gioè e Donatella Finocchiaro, diretti da Ninni Bruschetta, lo spettacolo va in scena alla Sala Bartoli da martedì 20 a domenica 25 gennaio.
Sono state necessarie duecentotrentaquattro udienze, duecentosessanta testi ascoltati, seimila pagine di verbali per fare giustizia a Giuseppe Fava, ucciso il 5 gennaio 1984 davanti al Teatro Stabile di Catania. Era un ottimo scrittore e un coraggioso giornalista che non temeva di mettersi "fuori dal coro" e che ha pagato con la vita proprio per aver posto in luce gli accordi e le intese fra Cosa Nostra e i cavalieri del lavoro catanesi.
Oggi il figlio, Claudio Fava, a propria volta scrittore di talento e di forte personalità, trasforma gli atti di questo infinito processo in un lavoro teatrale, che conserva estrema fedeltà alla verità delle cose che in quel dibattimento furono dette, taciute, negate...
«Ogni processo è un palcoscenico irripetibile» spiega l'autore. «Un luogo che incrocia destini, parole, follie. Che ricostruisce la storia dei fatti e quella dei pensieri che li precedettero. Che mescola menzogne a verità. In questo senso, il processo in morte di Giuseppe Fava è già teatro: per la storia civile che rivela, per l'umanità malata di certi suoi personaggi, i testimoni imbelli, i mafiosi arroganti, gli investigatori ignavi. Ma anche per coloro che non si piegarono, che conservarono intatta la memoria delle cose accadute e del loro perché».
Ninni Bruschetta, a cui è stata affidata la regia di questo lavoro, rincara con partecipazione: «Dopo aver letto questo testo mi sono chiesto a cosa serva un processo per omicidio. Là dove il peggio è fatto si continua a celebrare il male, aggiungendo al dolore l'oscenità: il racconto dell'omicida, la difesa immorale dei colpevoli, e fazioni di innocentisti e colpevolisti, che fanno riecheggiare, come in un effetto domino, la tragedia già consumata, ma non ancora finita. Questo processo è stato, come raramente accade, un processo che si è concluso con la condanna dei veri colpevoli, degli esecutori e dei mandanti. Ma a leggerne e a sentirne gli atti ne viene fuori una società al limite del grottesco».
Una società in cui è accaduto che latitanti si muovessero scortati dalle forze dell'ordine, che boss uccidessero quasi alla luce del sole personaggi "scomodi" e che, contestualmente, i giornalisti negassero al di là di ogni evidenza l'esistenza della mafia a Catania... Personaggi che vengono evocati sul palcoscenico e fra loro - è bene menzionarli, ad uso di chi non ha sentito parlare prima di questo processo - spiccano la figura del Killer, Maurizio Avola, collaboratore di giustizia condannato quale esecutore materiale dell'uccisione di Giuseppe Fava con sentenza definitiva emessa in un processo separato. Poi l'inviato speciale Tony Zermo, giornalista di punta del quotidiano "La Sicilia", il primo a scrivere (e soprattutto a omettere e a manipolare) sulle indagini per il delitto Fava.
Il Commissario è invece Tommaso Beretta, capo della Squadra Mobile negli anni della morte e delle prime innocue indagini sul delitto, poi trasferito in una città del Nord.
C'è poi l'Onorevole, Giuseppe Aleppo, Deputato Regionale e Assessore democristiano negli anni Ottanta, l'uomo di riferimento dei Cavalieri del Lavoro di Catania nel governo regionale. L'Amica del mafioso è Italia Amato, collaboratrice di giustizia: ospitò Nitto Santapaola nei mesi di latitanza a Siracusa, durante l'organizzazione del delitto. Nel quadro compare anche un editore, Mario Ciancio, direttore e padrone de "La Sicilia" e di diversi media siciliani. Il Collaboratore di giustizia che sentiremo nominare è invece Angelo Siino, ed il mafioso è Natale D'Emanuele, cugino di Nitto Santapaola. Il giornalista che si cita è Riccardo Orioles, collega di Giuseppe Fava e tra i fondatori de "I Siciliani".
Tasselli di un mondo che ha smarrito l'etica, la dignità e che Claudio Gioè e Donatella Finocchiaro ritraggono, come in un rito civile, attraverso il teatro, restituito appieno alla sua funzione di punto di riferimento per il pensiero collettivo.
Accanto a loro, dipingono la scena di armonie musicali Giovanni Arena (contrabbasso), Vincenzo Gangi (chitarra), Riccardo Gerbino (percussioni) e Faisal Taher (voce).
Le scene sono firmate da Mariella Bellantone ed i costumi da Metella Roboni. Lo spettacolo è prodotto da Maurizio Puglisi.
Lo spettacolo replicherà ogni sera alle ore 21 e domenica 25 alle ore 17.