Lei dunque capirà

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"Lei dunque capirà di Claudio Magris, ritorna alla Sala Bartoli di Trieste dal 16 al 25 marzo: la produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha raccolto successo in tournée ed è nuovamente in scena allo Stabile dopo le repliche di novembre, andate sempre "esaurite". Daniela Giovanetti è protagonista del monologo d'amore di cui Antonio Calenda firma la regia."

Lei dunque capirà di Claudio Magris ritorna in scena alla Sala Bartoli a pochi mesi dal suo debutto assoluto, avvenuto lo scorso novembre e seguito da quasi un mese di repliche molto applaudite e andate tutte completamente "esaurite"...

Un risultato inconsueto nel teatro attuale, un evento da festeggiare per lo Stabile regionale che prosegue con soddisfazione nel suo rapporto di collaborazione con il grande germanista e intellettuale triestino, e che ha visto accolta questa sua nuova, importante produzione da un unanime e emozionato successo di pubblico e critica, ripetutosi in ogni tappa della tournée.

Daniela Giovanetti - attrice di riferimento dello Stabile - interpreta il ruolo della protagonista, una figura femminile di grande complessità e di straordinaria bellezza.

Rispetto al resto dell'opera di saggista, narratore, drammaturgo di Claudio Magris, Lei dunque capirà - che nelle librerie è stato accolto molto calorosamente - è sorprendente, nuovo: topoi della sua scrittura come il tema del disincanto, i richiami alla cultura mitteleuropea (evocata qui da suggestive atmosfere kafkiane) permangono e percorrono un testo che si incentra però su una storia intima ed avvincente, sulla verità e l'impossibilità di un amore struggente e totale, raccontato in una dimensione che gioca continuamente sul filo fra realtà e metafora, rifacendosi al mito d'Orfeo.

Suggestioni che Antonio Calenda ha tradotto sul palcoscenico costruendo un significativo universo di spazi, luci, ombre, suoni ove continuamente il realismo si fonde al mistero, all'impalpabile. È la rappresentazione attuale dell'Averno, così come lo intuisce Magris, così come lo sente Calenda: una casa silenziosa e grigia, essenziale negli arredi e labirintica negli spazi, inquietante talvolta. Un ospedale, o forse una casa di riposo... Un posto, comunque, ove si entra per non uscirne più: come vorrebbe la sorte di Euridice, la toccante figura monologante cui Daniela Giovanetti offre tutta la sua limpidezza interpretativa e la sua sensibilità, intrecciando appassionate memorie e malinconica dolcezza a una lancinante, femminile determinazione.

La protagonista al suo uomo ha dato e insegnato tutto: a scrivere, a misurarsi con la vita, ad amare e ad essere generoso, a guardare con coraggio ciò che si teme... A lei egli deve ogni cosa, fino all'estremo sacrificio che - lasciandosi travolgere da un meraviglioso mare di nostalgie e ricordi veri, quotidiani, irraggiungibili o assoluti - la donna confida ora al misterioso Presidente che la sta ad ascoltare: è stata lei a chiamare il suo Orfeo, a costringerlo a guardarla, rimandandola nell'Averno...

Il racconto antico vuole invece che Orfeo straziato - dopo aver perso la propria sposa, morsa da un serpente - l'insegua, e con il suo canto commuova a tal punto Persefone e i guardiani degli Inferi, da ottenere di riportarla con sé sulla terra. A condizione che l'uomo non si volga mai a guardarla prima di essere uscito dall'Ade: ma egli, misteriosamente, non riesce a resistere, ed Euridice viene restituita per sempre suo destino di ombra e morte.

La novità e le ragioni della scelta di Magris rappresentano il punto focale della sua rilettura del mito greco: che in Lei dunque capirà appare arricchito di induzioni attuali che ci toccano profondamente e offerto al pubblico in un vortice di piccoli frammenti quotidiani, veri, palpitanti, accenti di un universo poetico commovente, espresso attraverso una scrittura che armonizza con raffinatezza, altissima consapevolezza culturale e intensa sensibilità.

Pur conservando il senso universale e profondo del mito originale i suoi moderni Orfeo ed Euridice sono tratteggiati nella loro umanità, puntando l'attenzione sulla loro interiorità ricca di sentimenti e contraddizioni. Attraverso le sole parole della donna - prigioniera d'un'Ade dal profilo talvolta angosciante e kafkiano, talvolta rassicurante - conosciamo ogni vibrazione del loro animo: la reciproca nostalgia, i loro sogni, la forza di Euridice, le fragilità e la sofferenza di Orfeo, l'egoismo, l'amore, i sensi di colpa, la gioia assoluta e disarmante che solo chi ama conosce.

«(...) questa luce velata, opaca, mi piace; mi sembra di essere sul fondo del mare, dove tutto è fermo, immobile, anche il tempo. Ci piaceva tanto scendere insieme nell'acqua blucupa, subito profonda, in riva a quella nostra isola; forse solo là sotto, nella fissità di quegli istanti lunghi come secoli, siamo stati felici...» così parla Euridice avvolta nella silenziosa e liquida penombra dell'Ade.

Per la prima volta, forse, nella storia del teatro è lei a raccontare la propria storia, a svelare il proprio animo, a farci conoscere - attraverso i propri occhi - il profilo di Orfeo: in un trascolorare di immagini e sensazioni, che grazie all'appassionato lavoro di messinscena e interpretazione degli artisti, raffigurano in modo ancor più vivo e coinvolgente «(...) la felicità, il vuoto, la catastrofe, la pienezza insostenibile di stare insieme».

Per l'allestimento di Lei dunque capirà Antonio Calenda si è avvalso dell'apporto di Pier Paolo Bisleri - per la creazione della scenografia - di Elena Mannini per i costumi e di Nino Napoletano per la concezione del disegno luci.

Lei dunque capirà - produzione del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia - va in scena alla Sala Bartoli fino a domenica 25 marzo, in abbonamento per il cartellone "altripercorsi".

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