Sala d'attesa

Notizia inserita il 13/01/2009

"Sala d'attesa scritto e diretto da Corrado Travan è lo spettacolo che la Compagnia l'Argante presenta alla Sala Bartoli da giovedì 15 a domenica 18 gennaio. Si tratta di una storia corale ambientata nel 1917: un piccolo atto d'amore verso il Novecento. Lo Stabile regionale ospita il lavoro di questa realtà emergente del territorio quale rentrée "fuori abbonamento", dopo il successo e i "tutto esaurito" registrati dallo spettacolo lo scorso febbraio"

Sala d'attesa è stato applaudito alla Sala Bartoli da platee sempre da "tutto esaurito", nella scorsa stagione. E come vuole quella che negli ultimi anni sta diventando una consolidata tradizione dello Stabile regionale, lo spettacolo ottiene ora l'onore di una "rentrée" nella medesima cornice... Una soddisfazione per la compagnia L'Argante, che guidata da Corrado Travan, autore e regista di interessante talento, si ripropone al pubblico e alla critica.

Lo spettacolo sarà ospite "fuori abbonamento" del cartellone dello stabile regionale alla Sala Bartoli da giovedì 15 a domenica 18 gennaio, tutte le sere repliche alle ore 21, tranne domenica quando si inizia di pomeriggio, alle 17.

Sala d'attesa racconta una storia toccante, o meglio molte piccole storie tutte legate dal fil rouge di un periodo difficile, di uno sfondo dolente: quello della Prima Guerra Mondiale. Ma propone anche uno spunto di riflessione significativo e di respiro ampio ed attuale: evoca e restituisce l'urgenza del racconto di sé, come indispensabile premessa alla comprensione e quindi alla tolleranza delle idee altrui. «Nessuno sa mai niente degli altri»: ciascuno di noi, forse, aspetta solo una domanda in più, per cominciare a raccontare.

Interpretati con intensità da una compagnia affiatata, composta da Paolo Fagiolo, Giulio Morgan, Sara Alzetta, Francesca Campello, Chiara Beccari e dallo stesso Travan, i protagonisti -- due sorelle, una signora ricca, un impiegato, un giovane silenzioso, un capostazione - si incontrano in una fredda e ventosa sera di dicembre, nel 1917. Si incontrano nella dimensione sospesa e quasi irreale di un'attesa non voluta: un treno bloccato dal gelo, li costringe infatti in una piccola stazione. Davanti all'unico conforto del calore di una stufa, piano piano si sciolgono fra loro, fino ad allora sconosciuti, i muri delle barriere sociali, della diffidenza, dell'imbarazzo, del pudore.

Così si investono l'un l'altro di confessioni ora disperate ora fiduciose, toccando le cose semplici della vita: storie di famiglie, di guerra, di padri e figli, di uomini e donne, di illusioni e delusioni. E' una convivenza quasi dolorosa, in cui la tensione scaturisce dalle continue oscillazioni fra la disponibilità al dialogo e il disagio di dover ascoltare.

Ognuno di quei cuori racchiude in sé un segreto: forse una fede troppo ingenua, o un rancore troppo cieco, forse una dolcezza inaridita, o un rimorso, forse una fuga, o uno di quei dolori che possono trovare, nel lavoro e nella compagnia, un po' di sollievo, ma non la pace. E nessuno di essi riesce a sottrarsi a quel palcoscenico angusto che offre loro l'occasione di deporre il proprio fardello, magari solo per qualche istante: in Sala d'attesa i personaggi in scena sono i primi spettatori l'uno dell'altro, e si scoprono allo stesso tempo giudici e accusati, testimoni e vittime.

Sala d'attesa è un testo intimista, in cui i molti e minuti tasselli delle singole storie individuali creano, alla fine, un mosaico compatto, ben definito, che, come tutti i mosaici, va visto da lontano, va abbracciato in tutta la sua ampiezza, perché solo nell'insieme ogni battuta, ogni gesto, ogni sguardo, ogni sfumatura trova la sua giusta collocazione, e la sua giustificazione.

Gli attori vivono dunque una palpitante prova individuale ma anche corale: li accompagna la musica di Satie suonata al pianoforte dal vivo da Marco Barbato. Per la sua breve durata, per la sua natura semplice e sottile, per il suo contenuto quasi sussurrato, lontano da qualunque retorica, Sala d'attesa potrebbe essere definita un esempio di "teatro da camera".

Lo spettacolo è anche un omaggio nei confronti del Novecento e un ricordo della Prima Guerra Mondiale, il mostro insaziabile che divorò l'Europa d'inizio secolo e mandò al massacro milioni di giovani innocenti, indifesi, inermi, e li imprigionò nel fango delle trincee e nella morsa dell'inedia, schiacciandoli sino a togliere loro l'umanità. Lo spettacolo prova anche a ridar voce, idealmente, ad uno di quei giovani che, incapaci di accettare la propaganda nazionalistica e il falso mito della gloria, non hanno mai capito perché furono mandati a morte.

Scritto e diretto da Corrado Travan e prodotto dalla compagnia L'Argante, Sala d'attesa si avvale dell'interpretazione di Giulio Morgan (Jacopo), Sara Alzetta (Nora), Francesca Campello (Anna), Chiara Beccari (Lucia), Corrado Travan (Angelo). Inoltre c'è la partecipazione di Paolo Fagiolo (Lorenzo). Al pianoforte ascolteremo Marco Barbato.

Le scenografie sono a cura di Gabriele Cancelli, i costumi di Marzia Degrassi, mentre tecnico luci e audio è Enrico Saba.

Repliche dal 15 al 18 gennaio.

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